giovedì 21 Novembre 2024

Corallo

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Il termine corallo è piuttosto vago in quanto si applica ad un gruppo assai vasto di animali marini, i cnidari, dei quali solo alcuni presentano uno scheletro calcareo, lavorabile, ragionevolmente durevole e talora di marcato significato estetico. La maggior parte dei coralli mineralizzati appartiene agli esacoralli (come i madreporari che formano le scogliere coralline tropicali) e precipita il proprio scheletro calcareo sotto forma di aragonite, la fase meno stabile del carbonato di calcio. Nell’uso comune per corallo s’intende soprattutto il corallo rosso o corallo prezioso (Corallium rubrum) tipicamente mediterraneo, ma esistono tantissime varietà di corallo utilizzate in gioielleria.

Il corallo, come altri materiali gemmologici di origine organica, presenta numerose difficoltà sia per quanto concerne l’analisi gemmologica sia per quanto riguarda la classificazione qualitativa. La World Jewellery Confederation (CIBJO), all’interno della normativa 2015-1 (Coral Commission) prevede un’ampia nomenclatura riguardo le diverse specie, le imitazioni, i trattamenti, i nomi commerciali oltre a raccomandazioni per la conservazione dei gioielli in corallo e indicazioni sulle limitazioni CITES (Convention on International Trade in Endangered Species).

Varietà di Corallo

I coralli vengono classificati a seconda dell colore e del loro habitat ovvero il luogo in cui vengono pescati. La colorazione dipende da fattori come la luce, il livello di profondità e a tipologia di mare in cui si trovano, che si combinano tra di loro dando vita alle bellissime sfumature. I coralli preziosi sono tassonomicamente un gruppo di coralli che appartengono alla famiglia Coralliidae all’interno dell’ordine Alcyonacea, sottoclasse Octocorallia e classe Anthozoa, le cui asce scheletriche sono utilizzate per i gioielli. Sono distribuiti nel Mar Mediterraneo e nelle acque adiacenti a Giappone, Taiwan, Midway Island e Isole Hawaiane. Il genere Corallium della famiglia Coralliidae è stato recentemente suddiviso in due generi, Corallium e Paracorallium, sulla base di osservazioni morfologiche e recenti studi genomici confermano tale suddivisione.

Corallo del Giappone

Il corallo del Giappone ( Paracorallium japonicum) è una varietà molto pregiata di corallo, originaria delle coste nipponiche, come suggerisce il nome stesso. Nel nostro Paese è arrivato tra Ottocento e Novecento, e veniva lavorato soprattutto a Torre del Greco in provincia di Napoli. Il cespo, prodotto da una sorta di polipo chiamato octocorallo (il corallo è il suo scheletro protettivo calcareo), ha una tipica forma a ventaglio e i suoi rami sono di dimensioni molto grandi: può raggiungere mediamente un’altezza di 30-40 cm e il peso si aggira intorno ai 2 o 3 chilogrammi.

Esistono diverse tipologie di corallo del Giappone, che si differenziano tra loro in base alla tonalità assunta. Uno stesso cespo può essere formato da parti di colore diverso ma sia il corallo rosso che il bianco e il rosa pallido presentano una tipica venatura bianca: si tratta di una caratteristica che rende riconoscibili e facilmente identificabili tutti i coralli giapponesi. Non si tratta di un’imperfezione ma meno si nota nel prodotto finito (che può essere ad esempio una collana, un bracciale oppure un paio di orecchini) più il corallo è prezioso.

Aka

Dal nome scientifico “Corallium Iaponicum”. Individuato e pescato nel Giappone: dal colore rosso vivo al rosso scurissimo. Vive ad una profondità di 200/300 metri. Estremamente vitreo, molto difficile da lavorare. Si tratta di uno dei coralli più rossi (e cari) esistenti. Dal momento che, soprattutto quello che si pesca oggi, è difficile da lavorare, è più diffuso nelle forme ramificate anziché in quelle sferiche. È chiamato anche “sangue di bue” per via del rosso scuro che lo caratterizza.

Pelle d’Angelo o Bokè

Nome Scientifico: “Corallium elatius”. Si trova nelle acque del Pacifico ad una profondità di 300 metri. Si tratta della tipologia più rara in assoluto, sebbene spesso venga confusa, dai meno esperti, con altri coralli rosa ed è anche la varietà più pregiata e più costosa. Ha un anima di colore biancastro, da qui il nome “Pelle d’Angelo”.  È diventato pressoché introvabile e oggetto di studio in ricerca di comparazione genetica per le sue peculiarità. Difficile anche la lavorazione: più il colore rosa è uniforme e compatto, più l’oggetto assume valore.

Satsuma o Momo o Cerasuolo

Area di raccolta Filippine e Giappone. Dal colore rosso medio non compatto presenta zone che sfumano verso l’arancio fino ad arrivare al bianco, caratterizza tale corallo una zona interna bianca detta anche venatura la quale impone una lavorazione più attenta della materia prima per creare componenti uniformemente colorate o perlomeno che nasconde nelle zone non visibili la parte bianca. Etimologicamente la dizione Cerasuolo deriva dalla dizione dialettale Cerasa (ciliegia) coniata dei maestri del Corallo di Torre del Greco. È  adatto, per colore e morfologia, ad essere inciso.

Shiro

Corallium Konojoi, o corallo Bianco (Shiro), ha un colore bianco latteo punteggiato di rosso o rosa. Si trova nei pressi delle Isole del Giappone e dell’isola Hainan in Cina.

Corallo Deep Sea

Coralli di acque profonde pescati ad una profondità superiore ai 1000 metri. Sono diffuse in tutto il Pacifico nord-orientale, con larga diffusione in Alaska e Hawaii. Distinguiamo otto famiglie di coralli di acque profonde che formano questi habitat, inclusi ottocoralli nelle famiglie Coralliidae, Isididae, Paragorgiidae e Primnoidae, esacorali nelle famiglie Antipathidae, Oculinidae e Caryophylliidae, e stylasterids nella famiglia Stylasteridae.

I cespi sono grandi dai 20 cm a salire e man mano che ramifica si perde l’omogeneità del colore. Il colore dominante è il rosso per i rami piccoli, con tonalità che tende a schiarirsi quanto più il ramo si ispessisce. I cespi sono disposti a ventaglio o a tronchi paralleli, spesso schiacciati,di 50-70cm.

Corallo Mediterraneo

Il nome zoologico del corallo rosso è “corallium rubrum”. È tipico del Mar Mediterraneo dove vive lungo le sue coste fra i 20 e i 200 metri di profondità. E’ quasi esclusivo di questo mare, con alcune piccole popolazioni nell’Atlantico. Dagli antichi fu sempre ritenuto una pianta marina dotata della singolare proprietà di pietrificarsi appena tolta dall’acqua.

Il colore rosso è dato probabilmente dalla presenza di ferro, silicio e sostanze organiche. E’ costituito da cespi alti in media 20-25 cm e larghi dai 10 ai 15 cm. Il diametro dei rami varia da 1 a 15 mm. Il peso di ogni cespo oscilla dai 100 e 150 g potendo però raggiungere con un altezza di 60 cm anche i 1500 g. Per svilupparsi ha bisogno che la temperatura dell’acqua si mantenga fra i 3 e i 6°C, con una sufficiente quantità di luce. Il corallo prende forme diverse con il variare delle condizioni nelle quali è costretto a formarsi. Dove l’acqua è tranquilla, o immobile come nelle grandi profondità, assume in modo completo la forma arborescente più elegante. Nelle acque agitate il corallo si richiude in arborescenze più raccolte come per resistere meglio o per sfuggire al movimento delle onde.

Nel passato è stato intensamente pescato in Italia (Calabria, Campania, Lazio,Toscana, Liguria, Sicilia, Sardegna), Grecia, ex-Jugoslavia, Corsica, Francia, Spagna, Tunisia, Algeria, Marocco: a causa dell’intensità dei prelievi oggi alcune di queste zone non sono più produttive. Esso ha caratteristiche diverse a seconda delle zone di provenienza.

Corallo Sardo

Il corallo sardo, che deriva dalla specie Corallium Rubrum, varia dai coralli presenti in altre parti d’Italia. Questa specie, nota per la sua particolare qualità, ha un colore rosso intenso. Gli organismi crescono in colonie su fondali rocciosi, in zone piuttosto ombrose. Si trova a profondità comprese tra i 10 e i 300 metri, dove raggiunge i 40 cm di altezza. La parte di corallo utilizzata per la produzione di gioielli è il suo scheletro. Dopo la lavorazione e la lucidatura, i pezzi di corallo diventano lucidi e sono pronti per essere montati in oro, argento o altri materiali.

Nell’artigianato sardo, il corallo è stato utilizzato principalmente per produrre spille, orecchini, collane e anche bottoni, indossati come parte dell’abbigliamento tradizionale femminile. Nel corso dei secoli il corallo è stato un materiale così importante nella zona di Alghero che è diventato presente sullo stemma della città.

Corallo Sciacca

È stato pescato intensivamente nella seconda metà dell’Ottocento, a circa trenta miglia dalla costa di Sciacca a profondità variabili dai 150 ai 200 m. Presentava una colorazione rosa salmone, dall’intenso al pallidissimo, talvolta con delle macchie di colore giallo tendente al bruno e al nero dovute all’azione ossidante di alcuni batteri che, attaccando le componenti ferrose del corallo, determinavano le bruniture . Era per queste ragioni e per il limitato spessore il meno pregiato; una varietà rosa è denominata Sciacca bello. Il corallo Sciacca ha origini uniche al mondo, proviene infatti dall’Isola Ferdinandea, isola sommersa nel Canale di Sicilia tra Sciacca e Pantelleria la cui storia è a dir poco eccezionale.

L’industria del Corallo in Italia

In Italia il settore occupa tra i sette e i diecimila lavoratori, con il solo distretto di Torre del Greco – al quale si aggiungono quelli di Trapani e Alghero – che conta 300 aziende, per un fatturato annuo di oltre 160 milioni di euro (al grammo il corallo lavorato vale 50 dollari). Una produzione che per il 70 per cento sfocia nei mercati di Usa e Cina.

Con Decreto del 21 Dicembre 2018 il governo ha ulteriormente regolamentato la pesca del corallo rosso: I pescatori professionisti titolari dell’autorizzazione
ministeriale possono esercitare l’attività di raccolta dal 1° Maggio sino al 31 Ottobre e possono pescare fino ad un massimo di 2,5 kg al giorno. La raccolta è consentita a profondità non inferiori ai 50 metri, in conformità a quanto previsto dal regolamento (UE) n. 2015/2102 (art. 16 ter, paragrafo 1). L’attività di raccolta del corallo rosso può essere esercitata nelle acque territoriali prospicienti il territorio nazionale con esclusione delle zone protette. La raccolta di corallo rosso in acque internazionali resta disciplinata dalla normativa GFCM e Comunitaria vigente.

Bibliografia

  • Pianeta Corallo (Rajola, Italia Orafa)
  • Dioli, Konig – Il corallo mediterraneo, arte e storia
  • Basilio Liverino – Il corallo, dalle origini ai giorni nostri – Elio de Rosa Editore
  • Assocoral
  • Kouji Uda et all. (2011) Complete mitochondrial genomes of two Japanese precious corals, Paracorallium japonicum and Corallium konojoi
Sinonimi:
coral, corallum
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