Si è tenuto a Rho (provincia di Milano), nello stabilimento Forgiatura A. Vienna, il primo test a livello mondiale di utilizzo di una miscela di gas naturale e idrogeno al 30% nei processi di forgiatura utilizzati nella lavorazione dell’acciaio su scala industriale. La sperimentazione ha previsto l’utilizzo del mix idrogeno-gas per riscaldare i forni dell’impianto dopo una serie di studi e test in laboratorio durati circa un anno.
“L’idrogeno – ha commentato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam – può diventare nel medio-lungo termine la soluzione per decarbonizzare il settore siderurgico e tutte le industrie con un consumo intensivo di energia, il cui ruolo nella nostra economia è fondamentale. Questa sperimentazione è una tappa propedeutica alla progressiva introduzione di idrogeno a zero emissioni, prima in blending con il gas naturale e poi in forma pura, in alcuni processi di produzione dell’acciaio. Snam mette a disposizione le proprie capacità progettuali e di ricerca e la propria infrastruttura per dare un contributo alla creazione di una filiera nazionale dell’idrogeno e al raggiungimento degli obiettivi climatici italiani ed europei”.
Il potenziale del progetto in termini di sostenibilità ambientale e competitività economica è rilevante. Si stima infatti che l’utilizzo permanente di una miscela del 30% di idrogeno verde, ottenuto cioè con fonti rinnovabili, sul totale del gas consumato dai tre stabilimenti di forgiatura del Gruppo GIVA porterebbe a una riduzione delle emissioni di CO2 nell’ordine delle 15.000 tonnellate annue, l’equivalente di circa 7.500 auto. Il conseguente risparmio economico sulle quote CO2 emesse sarebbe pari a circa 800.000 euro annui (al valore attuale di acquisto delle quote). Questa soluzione garantirebbe al contempo la valenza ed integrità del processo di produzione di forgiati in acciaio e la sua sostenibilità in termini ambientali nel lungo periodo.
La globalizzazione di una tale soluzione per alimentare gli altoforni inoltre potrebbe non solo giovare in maniera significativa all’ambiente, ma anche avere un impatto rilevante sui prezzi del Gas Naturale, nonché sulla quantità di gas utilizzato ed importato dai principali paesi produttori d’acciaio, aprendo così una finestra di mercato fino ad ora inesistente. Ciò porterebbe dunque ad un consolidamento della sinergia fra le due materie prime, ricordando che l’acciaio è già ampiamente utilizzato nella costruzione dei gasdotti per il trasporto del LNG.
Nel comunicato stampa però non si parla di impatto sui prezzi. Sappiamo che i prezzi dell’acciaio, così come pure quelli del ferro, sono saliti alle stelle nel primo semestre di quest’anno, complice la pandemia e la speculazione finanziaria. Nel giro di un anno, stando a quanto riportato dall’associazione tedesca FVSB, sono aumentati in modo significativo i prezzi dei nastri a caldo (+51,6 percento), i laminati a freddo (+47,7 percento), gli zincati a caldo (+46,1 percento) e la vergella trafilata (+45,2 percento). E se si prendono come base i minimi indotti dalla pandemia a metà anno, i tassi di aumento negli ultimi otto mesi sono ancora più drammatici.
Le cause del fenomeno sono molteplici, anzitutto la ripresa della Cina che ha bruciato tutti sul tempo, quella degli Stati Uniti e gli interventi della speculazione finanziaria. I produttori di acciaio europei stanno aumentando solo lentamente i loro volumi di produzione. Grazie alle misure protettive adottate dall’UE e all’aumento delle opportunità di vendita in Asia, le importazioni difficilmente contribuiscono a risollevare la situazione. I costi delle materie prime, in particolare il minerale di ferro, i rottami o lo zinco e il nichel, sono aumentati in modo significativo. Inoltre, i commercianti e gli utilizzatori di acciaio dell’acciaio, cercando di evitare ulteriori aumenti di prezzo e possibili colli di bottiglia nelle consegne, aumentano le scorte e quindi determinano ulteriori aumenti di prezzo e rarefazione delle consegne.
Le denunce sulla crisi dei prezzi dell’acciaio si susseguono sui quotidiani economici e non come pure da Confindustria, Ance, CNA Produzione e Confartigianato. Il dato più drammatico è la crescita fino al 130% nel giro di pochi mesi, da novembre a marzo, del prezzo dell’acciaio per costruzioni. Alcuni analisti di mercato vedono l’ombra della speculazione dietro gli aumenti senza precedenti e caldeggiano per una normalizzazione dei prezzi al più presto.