Il prossimo meeting dell’OPEC potrebbe risultare decisivo per gli equilibri della domanda e dell’offerta.
L’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio è pronta a discutere il 1 Luglio sulla possibilità di aumentare ulteriormente la produzione di petrolio per controbilanciare la crescita della domanda in questo periodo di ripresa economica post-pandemia. Mosca sta considerando di proporre al gruppo di ridurre il deficit di offerta globale aumentando la produzione, secondo le fonti dell’agenzia Reuters. Anche altre nazioni dell’ Opec stanno discutendo di un potenziale aumento dell’offerta ad Agosto, sebbene non siano stati menzionati numeri specifici.
L’Arabia Saudita finora non ha dato alcun segnale chiaro sulla posizione che assumerà nei colloqui della prossima settimana. Il regno è stato generalmente cauto nel ridurre i tagli, con il ministro dell’Energia, il principe Abdulaziz bin Salman, che ha affermato la scorsa settimana di voler vedere prove evidenti di una forte ripresa della domanda prima di ripristinare parte della capacità produttiva dei paesi esportatori.
I rischi di un frettoloso aumento della produzione
Un via libera all’aumento della produzione ed esportazione di petrolio da parte dell’organizzazione rischierebbe in questo momento di inondare il mercato con una velocità molto maggiore rispetto al passato, con consecutivo aumento dell’offerta in un momento in cui la domanda non è ancora così forte. Resterebbero poi le incognite Iran e Stati Uniti.
L’Iran ha accumulato greggio durante i due anni di trattative sul nucleare e sono pronti ad immettere sul mercato gran parte di queste riserve al fine di sfruttare le alte quotazioni di mercato e la buona domanda globale; i produttori di Shale statunitensi invece hanno ripreso da poco un ritmo più accelerato e l’area del Permiano tra Texas e Nuovo Messico testimonia la volontà degli americani di investire nuovamente nell’attività estrattiva.
Le incognite sopra descritto giustificano almeno in parte la prudenza mostrata dall’Arabia Saudita, ma i dati di cui Mosca è in possesso potrebbero effettivamente convincere tutti che un aumento della produzione adesso è più che giustificato. La Russia si aspetta che a medio termine persista una carenza di approvvigionamento globale. L’OPEC non può permettersi nuovamente di farsi cogliere impreparata dalla domanda e rischiare di aumentare la produzione quando ormai le mancanze di offerta sono state già colmate da paesi estranei all’organizzazione.
Anche Goldman E BoA spingono verso un incremento
Goldman Sachs stima che il mercato stia registrando un deficit di 3 milioni di barili al giorno, citando la mancanza di una crescita significativa della produzione. L’OPEC Plus sta ancora trattenendo dal mercato ben 5,8 milioni di barili al giorno secondo le stime dell’istituto di credito. La società con sede negli Stati Uniti aveva previsto nel 2020 che la domanda di petrolio mondiale sarebbe aumentata del 6% nel 2021, per poi recuperare completamente ai livelli precedenti al COVID-19 entro il 2022. Le stime vengono ancora oggi confermate e Goldman ritiene che i prezzi potrebbero arrivare a toccare gli 80 dollari presto.
Secondo Bank of America il consumo globale di petrolio continuerà a superare l’offerta nel 2022 poiché con la ripresa economica dalla pandemia è aumentato il consumo di carburante, mentre gli investimenti nella nuova produzione sono ostacolati dalle preoccupazioni ambientali. “C’è molta domanda di petrolio repressa pronta per esplodere”, ha detto Francisco Blanch, capo della ricerca sulle materie prime della banca con sede a New York.