Non c’è ancora un accordo sulla produzione fra i membri dell’OPEC+ e la riunione di quest’oggi rischia di essere un buco nell’acqua.
Durante la riunione di ieri Emirati, Iraq e Kazakistan hanno fatto muro, opponendosi fortemente alle proposte di Russia ed Arabia Saudita. Le ragioni dietro lo stallo risiedono principalmente nella non parità di trattamento, con gli Emirati Arabi Uniti che ritengono la loro quota di produzione iniqua e non rapportata alle reali capacità produttive del paese.
Gli Emirati Arabi Uniti ieri pomeriggio hanno effettivamente bloccato l’accordo concordato dai principali produttori Arabia Saudita e Russia per ridurre i tagli di petrolio di 2 milioni di barili al giorno (bpd) entro la fine del 2021 ed estendere i restanti tagli a dicembre 2022 da aprile 2022. Gli Emirati hanno inoltre ottenuto l’appoggio di Iraq e Kazakistan, anch’esse contrarie al nuovo accordo,
Il potenziale inespresso degli Emirati
In un intervista esclusiva a Materie Prime, Mr. Abhi Rajendran, Direttore di ricerca dei mercati petroliferi del Nord America presso Energy Intelligence, ha dichiarato che in queste ore non era stato compiuto ancora nessun progresso e che siamo in un vero e proprio stallo. “Gli Emirati ritengono l’attuale base dell’accordo ingiusto” ha dichiarato al nostro giornale Mr. Rajendran
Gli Emirati avevano precedentemente concordato una cifra base molto bassa come gesto di buona volontà e nella speranza che il taglio si concludesse nell’aprile 2022, come concordato nel 2020. Secondo Rajendran “Il punto chiave è che loro hanno una capacità produttiva di quasi 4 milioni di barili al giorno e la loro linea di base è 3,1 (e al momento è consentito produrre solo 2,7). Il mondo ha bisogno di più petrolio e non vogliono essere trattenuti irragionevolmente”.
In buona sostanza gli Emirati hanno ammesso di aver accettato un cattivo accordo nel 2020, ma ora pretendono che non venga ulteriormente utilizzare la produzione di ottobre 2018 come base. Sull’utilizzo dei dati del 2018 sembrerebbero essere d’accordo tutti i membri dell’OPEC+, secondo Anas Alhajji, tranne gli Emirati Arabi Uniti.
Infatti traslare i dati di produzione ad Aprile 2020 andrebbe a danneggiare gli altri produttori che hanno il problema opposto: produzione che era maggiore a ottobre 2018, mentre era inferiore ad Aprile 2020. Quei membri di certo non accetteranno un cambiamento circa la base. Questo è il motivo cardine per il quale ieri non è stato raggiunto un accordo ed oggi il meeting rischia di finire con un nulla di fatto.