Giunti alla fine di questa prima settimana di Giugno, con il WTI pronto a sfondare quota 70 dollari per barile ed il future del petrolio Brent con scadenza ad Agosto già da qualche giorno stabilmente sopra tale soglia, è il momento di analizzare con attenzione la bontà di questo rialzo dei prezzi all’interno del mercato petrolifero. Questa analisi risulta necessaria per comprendere le potenzialità del mercato ed è dettata proprio dalla stessa salita dei prezzi ai livelli del 2018. Tre anni or sono, come in molti ricorderanno, i prezzi salivano sulla base di una grossa spinta speculativa, con una fondamentale sovraesposizione degli Hedge Funds. Ed ora?
L’analisi dei “Commitments of Traders Reports” consegna un quadro abbastanza chiaro, evidenziando una sana risalita dei prezzi, non condizionata da una sovraesposizione dei principali attori del mercato. La posizione netta speculativa dei money manager sul mercato petrolifero combinato si è mantenuta pressoché costante dagli inizi dell’anno, con un rapporto long/short che si aggira intorno agli 1 a 9. Uguale il discorso che interessa i produttori/commercianti: per il crude oil il numero di contratti lunghi è par e sovrapponibile a quello dei contratti corti.
Ulteriore interesse suscita il rapporto Brent/WTI che si sta riportando sui valori del 2020, segnale di una certa stabilità all’interno del mercato petrolifero. Nella settimana fino al 25 maggio, i gestori monetari hanno rafforzato le loro posizioni lunghe sul greggio WTI acquistando 18.000 lotti e venduto Brent, riducendo così la posizione lunga netta combinata sui futures sul petrolio greggio a 624.000 lotti, la posizione lunga netta più bassa da Gennaio. Secondo Ole Hansen di Saxo Bank, il benchmark britannico ha registrato vendite nette a causa del rischio di aumento della produzione iraniana ed all’aumento dei focolai di coronavirus in Asia, che hanno frenato la domanda di petrolio e distillati.
Previsioni per la domanda globale
È facile allora domandarsi come mai nella scorsa settimana i prezzi del greggio sono costantemente aumentati nonostante un calo della domanda di petrolio sia in India che in Cina a causa della pandemia. Il mercato in buona sostanza non ha affatto prezzato il calo della domanda nel mese di Maggio, aspettandosi una ripresa imminente della domanda globale di petrolio. La maggior parte degli analisti, dei previsori, dell’OPEC e dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) continuano ad aspettarsi una forte domanda globale di petrolio nella seconda metà di quest’anno che compenserebbe la debolezza di alcuni mercati asiatici in questo ultimo trimestre.
In aggiunta a quanto detto la domanda di benzina negli Stati Uniti potrebbe ben presto tornare ai livelli pre-pandemia. “La domanda tra un anno o poco più potrebbe tornare ai livelli di prima della crisi”, ha detto questa settimana a Bloomberg il direttore esecutivo dell’AIE, Fatih Birol, rilevando la forte domanda negli Stati Uniti. Questa dichiarazione più recente sulla domanda di petrolio è in netto contrasto con le previsioni di tre mesi fa, quando l’IEA affermava nel suo rapporto annuale Oil 2021 con proiezioni fino al 2026 che la domanda globale di petrolio avrebbe impiegato fino al 2023 per tornare ai livelli pre-pandemia di 100 milioni di barili al giorno.
Previsioni andamento dei prezzi
Cosa aspettarsi dunque dai prezzi del greggio? Ulteriori aumenti non sono da escludere, una volta superate le iniziali resistenze, entrambi i benchmark hanno molto spazio in su. Gli acquisti di queste settimane sono stati ordinati e non hanno lasciato spazio a bolle speculative, così come evidenziato dai report analizzati. Il greggio Brent è salito del 38% nel 2021 raggiungendo il massimo in due anni di circa 71,60 dollari al barile. I guadagni si sono estesi grazie alle nuove prospettive dell’OPEC ed al fatto che i colloqui sul nucleare tra l’Iran e le potenze mondiali si sono bloccati. Se le parti raggiungessero un accordo, gli Stati Uniti probabilmente allenterebbero le sanzioni sulle esportazioni di petrolio di Teheran.